Le apparenze ingannano!


Ti è mai capitato di trovarti in difficoltà nel saper descrivere a parole una situazione, uno stato d’animo o un avvenimento?

Spesso cerchiamo di descrivere il vissuto reale o immaginario con un linguaggio che risulta poco adeguato o eccessivo rispetto al vissuto.

 

Il punto è che qualsiasi cosa osserviamo o di cui facciamo esperienza viene filtrata dalla nostra mente secondo quelle che sono le nostre credenze e il modo in cui dirigiamo la nostra attenzione….

 

In questo modo, ciò, diviene realtà per noi: è evidente che il mio blu, sarà diverso da quello che osserverai tu, anche solo minimamente, ma comunque diverso.

Questo filtro è supportato da una spiegazione o meglio una descrizione mentale, che potrei anche definire come “la storia che ti racconti”, che avviene in maniera istantanea ed automatica e, nella maggior parte dei casi, viene accetta come vera.

 

Le parole che utilizziamo per effettuare la descrizione vanno ad animare la “scena” mentale presente nel nostro cervello, attribuendogli una determinata sfumatura e classificandola in funzione delle nostre credenze.

Succede così che una determinata cosa diventa “reale” solo nel momento in cui ci poni l’attenzione e automaticamente cerchi di descrivertela come meglio puoi.

 

Il punto è che più aggettivi, più giustificazioni, più correlazioni tra pensieri utilizziamo e più rendiamo reale, o meglio vera, quella determinata cosa o circostanza.

 

Se il condizionamento sociale o educativo ricevuto è improntato sulla messa a fuoco del problema, con molta facilità sarai portato ad un utilizzo dell’attenzione in maniera “negativa”, o meglio, contro te stesso, con la conseguente attitudine a vedere solo ed esclusivamente il problema e non a concentrarti sulle possibili soluzioni: come una sorta di ipnosi!

 

Ereditiamo il linguaggio che abbiamo, sia parlato che mentale, dalle persone che prevalentemente frequentiamo e da quelle di cui siamo attratti; tuttavia sono pochi a chiedersi in che modo ci plasma e condiziona.

 

Utilizzando aggettivi e avverbi come per esempio: “problema importante”, “malattia rara” oppure “ho sempre mal di testa”, in maniera del tutto inconsapevole.

Infatti in virtù di quanto detto fino ad ora e, volendo citare uno degli esempi appena riportati, nel caso di “problema importante” non ci si rende conto di quanto si stia dando importanza al problema stesso…

 

E’ indubbio che i problemi vadano risolti, ma se con la testa stai sempre sul “pezzo/problema” (in questo caso “sempre” è utilizzato con cognizione di causa), la tua mente non potrà che vedere solo quello!

Logico, anzi laplissiano e pure scontato.

 

Oggi però, vedo il più delle persone agire contro se stessa: vuole risolvere un problema, ma di fatto è troppo concentrata su questo per poter aprirsi alle possibili soluzioni.

 

Il grado delle domande che ti poni determina la ricerca e la strada che porteranno alla soluzione. Capire come fai, nel bene o nel male, a fare una qualsiasi cosa, porta a soddisfare la comprensione necessaria in grado di fornire la risposta più adeguata al problema; che il più delle volte non mai al di fuori di noi, bensì dentro!

 

Iniziamo prima ad osservare i fatti, e poi potremo ricercarne la causa – Aristotele

 

Molti di noi hanno perso quella capacità di introspezione che solo attraverso la pratica costante e non esogena, porta ad accedere ad un livello di evoluzione e consapevolezza decisamente superiori allo standard…e non serve poi molta pratica, visto e considerata la media attuale.

 

Un po’ come durante la shadow-boxing (boxe con ombra o combattimento a vuoto), siamo noi di fronte allo specchio e non possiamo far altro che osservare i nostri movimenti, al fine di poterli migliorare continuamente, rendendoli continuamente più fluidi e naturali.

Se guardi per terra difficilmente potrai scorgere quella parte di te che necessita di più attenzione: in altre parole avrai problema e soluzione davanti a tuoi occhi ma, preso dalla foga di tirare colpi, starai facendo altro!

 

Del resto volendo parafrasare la mia home-page:

Se il problema osservi, il problema ottieni.

 

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